domenica 17 maggio 2015

Io, Aeris e gli altri

Io, Aeris e gli altri

La costa, la sabbia, il sole.
Un’umanità irritrovabile.
E andammo Io, Aeris
e gli altri
giù per il pontile
dell’incoscienza
ad abbandonarci
in chissà quale melodia,
ricordandola ha il suono
del sonno
e di una giustizia non capita.

Il paralitico rimarrà paralitico,
io mi scheggerò l’osso del collo
ma avrò vinto.

Dunque, falchi,
celerini,
prigione di forza bruta
contrapposta a forza bruta,
scusate la digressione.

Natura, e non vendetta.
Aver tradito, sì,
aver tradito
la prostituta della sera prima,
una cucitura sul viso,
non chiederò il permesso
e bestemmierò la linea maculata
della mente,
i pionieri meno idonei
in una caverna
che è buio pesto
incrociato
possibilmente infestato da occhi enormi
sulle pareti.

L’arpa interrompe

E il sig. Savuto?
Ammalato demonio
sulla superstrada
sicuramente a più di 80km/h

Pesante da portare
questo festino di morti ed eroi,
suoni,
alabarde cesellate di vento,
il cervello che ricorda il cervello,
sudare.

Apparecchiare per uno

E una sega,
con mani pulite.

Aver smesso di infettare
lo scheletro della forma degli altri,
aver consacrato.

Respiro.

Altro respiro.

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