lunedì 11 maggio 2015

8, 9 e 10.

8, 9 e 10.

PUM.
Caso esplode caso
esplode caso esplode
che schifo.
Lo specchio è rotto.

Luna attorcigliata sul palmo
e non godo, no che non godo.
Mi basta un piede per
farti calmare,
ma per capire la voce del corvo
straziante
affilata,
non sono i soldi che ti aiuteranno.
La collina è pallida
e lo sarà a lungo,
questa casa di dolore enorme
inventato
paradossale.
Con le unghia non ti puoi difendere,
il tronco in sezione
l’ho scorto
in un’istante
e l’istante dopo
già non c’era più…
è ritornata, è ritornata
la nebbia del cervello.

La parola come tramite
divinazione era già nel 1841,
ora vai oltre,
oltre il significante,
l’impulso il suono,
alla fonte.

*
*

Volle il caso
che dopo il compleanno
spuntò proprio Jim
anche lui
a nudo con la sua coscienza
urlava.

Meriggio passato,
adoro ombra
venero ombra
con calma
sta svanendo
la lacrima,
pesantemente
frainteso
ho.
E lo scheletro nero
appuntito in faccia
adesso
manca di rispetto
all’orgoglio prestabilito
agrafo anch’esso.
Una doppia tortura,
la natura lentamente
se ne va
e l’io che s’allontanata
dagli altri lupi
nel selvaggio grembo
di una divinità
di vento e carta,
fuoco, lamette, blu, viola.

Primo passo nella direzione
del monte.
Vedo i mostri.

E lo sapete
che nuoto meglio
che vedo meglio
se l’acqua
è dentro di me.
È la paradossale condizione
umana,
senza generalizzare.

Sala prove un po’ grigia
questa volta pesantemente grigia,
voi non tornerete normali.
Perderete le mani
nel tentativo pavido e un po’ finto
di non perderle,
lauto pasto di demonio
e non creerete più niente.
*
*
E se pensavi
e se nascondevi
le foglie dietro le labbra,
incatenato altrove
come se sabbia
stesse seppellendo
visi e cancrene,
bei suoni si infrangono
in una spirale tetra
buio grande
buio grande
buio grande
sarà la lancia a scegliere.
*
*
Tonfi, pochi superstiti.
Aperta è la testa della dea
si scorge dentro
un diamante di cielo.

I mantelli che vi avvolgevate
intorno al torace
in faccia
adesso parlano,
parlano meglio di voi .
E non è gradevole
né agli occhi né al palato
questo cratere di petto
dove sul fondo
i primi demoni
i primi strappi
mai ricuciti
di una coscienza
maculata come un cobra,
tenebrosa, orrenda,
stanno tuttora recitando
un dramma con finale
già noto agli spettatori,
non un accenno di colore spontaneo
di luce spontanea
di inquadratura spontanea.

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