giovedì 2 aprile 2015

Daigomi

Daigomi

Ho talvolta eretto
una bianca barriera di neve
a tappezzarmi la schiena
bianca anch’essa.

In sangue il ghiaccio brilla
azzurrino contorce
sbiadisce il colore,
dal sole non può venire nulla.
Chiesa così bella,
intarsiata, peccaminosa,
gotica,
nelle sue fondamenta
masticata da giganteschi
occhi
che tutto vedono
tutto tagliano via
tutto ingoiano
nella funesta avarizia.

I fratelli insieme
l’alchimia non sarà più accessibile
ma avrai ingannato dio

Psiche non iceberg
che mostra solo la punta ,
ma donna di cui solo il clitoride
si scorge

e  m’attisa.

Mi domando l’intelligenza intera
non si corrompe proprio,
la vedo ingrossata combattere
arrampicarsi nel
contorto labirinto
del viso dell’anima
e non trovare mai
la via d’uscita,
intrappolata
e non sa di percepire

“Father”
“Yes son?”

Seppie

Bryan Fury entra dalla finestra

Un essere con otto flagelli
digitiformi
grigi e rosa  
ha risucchiato martina
in un palazzo demoniaco,
io tunica rossa
*
*
La stampella sarà
un’ estensione del mio corpo,
non un corpo estraneo.
Sarò io che da solo
mi tirerò fuori dal buco di me stesso
e da me stesso trionfante
resusciterò.
Pace, cattedra a cui siede
un demone bianco,
comanda di sovvertire i sensi
e ad occhi spenti
puntare e in fiamme consumare
il verme.
Dondolare non smette mai,
una donna mannaia
rincorrermi per l’universo
per in naturali sensi di colpa
oramai
non morti
con tuniche stracciate alte
grigie e viola
che in me si aggirano
e l’immagine corrompono
guastano il voler bene.
Dal fulmine in poi
noi catarsi in noi
fontanella d’oro colato in noi
dita che adesso stanno strisciando
su occhiali dimenticati già
come tiepida spina
dal bronzo non può venire nulla.

-醍醐味

Mare mare
diventò la tua fica
come lei ho spasmi
avvolto in una crisalide
di umido piacere
adesso invece
sono la punta del mio pene
che si gonfia
come un toro domato

La storia dell’io
mi ha salvato fortunatamente
da una netta e stupida
separazione tra uomo e donna
nello spazio mentale,
la pazzia ha tagliato
a metà
il limbo
che già a metà divideva
un’entità
accartocciata su se,
spada, spade, spade,
spade, spade, spade…
tutto da tutte le parti
se non sul tuo corpo
è lama è fiamme
fuggire mordere a sangue
aggrapparsi al piacere
immenso
della carne dallo spirito bruciata
dallo spirito consumata,
ho vinto, maestro.

Nessun commento:

Posta un commento