giovedì 4 settembre 2014

Io e Carmela

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Io  e Carmela


Io e Carmela
in un’ autostrada regno di Iperione
guardammo al tempo
con la maschera fatta di ferro
da gatti psicopatici .       
Fuoco cammina senza di me
e  “chi si ferma è perduto”dissero i soldati siciliani dispersi nella Mother Russia
poco importante ma molto importante
è la nevrosi
è la nevrosi
come il Romanticismo quand’è morto
in antri di stelle

Tito ce l’ha fatta a ribellarsi

Il rauto esplose nel ballo
senza ferirle,
un cuscino bianco tra le gambe di ognuna
e Degas illuminato al sodio in un lampo.

Ecco una metafora: un clown
fatto di se stesso
in un cumulo poco divertente
di carni e innesti cibernetici.

Sorride sbieca mezza faccia
in una guerra in cui i denti non vogliono bastare


Tanti rettili dimentichi dell’essere
cercano di agitarsi sotto vesti umane
ma ne vedi i bozzi sotto la pelle…

torturandoci intanto

Sulla parte appassita del tempo
tutto è un cimitero in cui riposarsi
e
tingersi del colore della propria anima
non ho mai trovato la fonte
nel labirinto perverso dell’απειρον
non ho mai trovato labbra o speciali nozze per la parte più dentro,
un banchetto di carne avvizzita,
un legnetto sommerso
un legnetto sommerso
do you know what i mean?

Così narrano epiloghi di maree fumose
e nella vecchiaia la corteccia saprà pregare di più
credere di più
farsi convincere di più
La linea si muoveva
come rischio di collisione con l’odio di noi stessi,
un trasportarsi nolenti in avanti oltre i secoli
attraverso il tempo.

La donna era una maschera burlesque di tenerezza e noia
come un demone con due teste,
intanto non ho nulla.

La puntina sul muro
eternamente cavalcare
tra le due dimensioni.

I cavalieri caddero tutti insieme
poco prima di raggiungere il ponte,
travolti dallo sporco ritmo del nemico.
Nessuno vide mai
il tanto desiderato Reame,
un luogo infernale dove poter risolvere se stessi in pace,
e svitarsi lentamente le ossa e i muscoli
e quindi provare piacere in una veloce dissolvenza,
come se tutto fosse fatto per non avere i contorni.

Strangolavo gli adepti al templio della spontaneità,
volevo essere io l’unico.



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