lunedì 29 dicembre 2014

Quarto e ultimo giorno

Quarto e ultimo giorno

“Non devi andarti a cercare i bad trip!!“
disse me a me
sotto la doccia al buio

Stritolate i più magri,
quelli con ossa fragili come il polline.
Ok.

Da adesso in poi, lo sfacelo:
in una discarica
uomini fatti di ruggine
hanno già perso.

Il macello è questo, sostanzialmente, 
un vascello di brina
su acque blu scuro
dove Kirin saggi
nuotano
fluttuando

No, non ho scollegato
ancora la spina .
Siamo ancora in tempo
per abituarci al buio
e a risate obese,
petali neri
su intimo rosso yamamay

Non ritroverò la mia vecchia
lanterna colorata
con quei vetrini sottili
decorati da Arabian Nights

Il senso potrebbe anche rivelartelo
una di quelle aragoste
con le chele legate da fascette di plastica
esposte in acquari d’abitudine e consumo
in reparti di pescheria

L’uomo di anice
prese la mano
della sua sposa bambina
e le fece toccare
un paradiso
percettivo
pentadimensionale

Tuttavia
mi trovo anche io costretto
a vomitare
in un angolo
dietro al Big Tesco

Non moriremo

Non moriremo

E dire che avevo anche promesso a me stesso
di non rendere la storia
più grande
di ciò che realmente fosse.

È la paura di non essere mai più
giovani,
la descriverei come una donna
con un labirinto di siepi verdi
al posto della fica.

Adesso
l’astronauta più vecchio
è condannato a vagare
in un’eternità verde foglia
tutta attorcigliata
su se stessa
come un coagulo di sangue nero

*



Era arrivato il momento di correre.
Così noi guerrieri malati corremmo.

Eccolo il punto di non ritorno,
mentre amici marroni
intonano sputi e false bestemmie,
rimuginano,
accecano il futuro
con lunghe alabarde d’acciaio blu
e droghe misteriose.

Io e Rino Gaetano
e Gianna e le altre.

Tutto sommato,
ho sentito abbastanza bene
l’erba verde di Bute Park
sotto scarpe sporche e vans
mentre arginavamo la baia di Cardiff
subito idealizzati in un tramonto alle cinque del pomeriggio

Siamo eroi in regni video-ludici-sperimentali,
lasciateci morire.

Non si ha più niente da fare.
Il tempo è un vecchio signore
con una clessidra per cappello
seduto su un trono grigio.
Così, persi in foreste amazzoniche
e scimmie
e uccelli,
fiumi,
insetti.
Non si ricomincia mai.

Syd, syd.

Eppure
ero in una mansarda
di parquet
con una finestra un po’ cubista sul fondo,
e mentre marionette mascherate
danzavano frenetiche ed epilettiche
ho compreso
il valore della finzione
che sostanzialmente
precede
e succede
l’atto creativo stesso
e al livello fisico
e al livello mentale.

Un pazzo si ingozza da subway
esce trafelando noia e disprezzo
su una bici che non ingrana le marce.
Sicuramente avrà avuto una brutta giornata, penso,
e ci voltiamo silenziosamente
verso
due bordelli d’oro.
In uno, l’essersi addormentati
dentro fiamme
diverse
seppur uguali,
come crisalidi
dentro caverne
dimenticate nei secoli.
Nell’altro,
un grattacielo immenso.
Ad ogni piano
dovrai affrontare
diverse situazioni sociali
prima di ritrovarti comunque inevitabilmente solo
dentro te stesso.

è come se
avessimo accartocciato
la stagnola
del corpo
e l’allumino
si fosse fuso col nostro essere  

Non voglio immaginare questo

Assiderati
siamo




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