mercoledì 25 febbraio 2015

Stanza riverbero dimensione cubo

Stanza riverbero dimensione cubo

Non mi hai mai detto,
assolutamente,
cosa avrebbe comportato
chiudersi dentro.
Ricordo i tuoi capelli corti
sognati
e una prigione
di tappeti persiani
verdi
e di malinconia

Il futuro guarda che il futuro
può ucciderti,
può anche averti già ucciso.
Eppure l’ho trasportato
dietro
nella maniera in cui uno schiavo re per un giorno
è scortato
in un carnevale medioevale

Come non ammetterlo, dunque,
fogna mia,
blasfemia mia,
tremenda paura energia mia,
è davvero troppo per me vederti arsa viva,
sbranata poi dai mastini interiori

Stanza riverbero dimensione cubo
Stanza riverbero dimensione cubo

Ritorneremo anacronisticamente
agli anni ’70,
e lo faremo tutti insieme

Adesso schiudermi come un tempo
non è più possibile.
L’ho capito mentre sbavavo

Pietrificare in due il mondo
dopo l’acqua averne bevuto
e la carne sua fresca
rosicchiato dalle ossa

Ma questa macchina sanguinaria
che macella e squarta
non sono io.
È presente in me
come un tumore immaginato,
ma non sono io.

È il dramma, quello stesso medesimo dramma
travestito però da drago demoniaco,
ogni giorno siete più suoi,
ogni giorno un po’ più melliflui e lucidi.

La serenità non è
per niente bella
da veder scritta

Lo squalo dilaniato
da un nulla di dubbio,
sua carne bianca
pura
sue pinne bianche

Un tango con gli dei,
una nuvola,
il paradosso degli alberi
che vibrano parlano,
tantissima enigmistica
solitudine

Creta eri e lì ti ho lasciata,
un approccio velenoso
ma ne sono contento
e i cani mangeranno

e i cani mangeranno. 

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