giovedì 27 novembre 2014

Yoshimitsu



Yoshimitsu

Continuare a fumare
e cose che vagano di nascosto
dentro il ventre.

La perversione è più forte di me,
ogni uomo è schizofrenico.

Non ho che nebbia
non ho che nebbia,
e parallelismi,
armature d’alfiere,
mele verdi.

Sì ci schianteremo

La morte sembra
una grande fottuta con la più bella

Adesso ho toccato il sole,
初めて.
Ed ero stanchissimo,
ho perso proprio
il conto
dei ricordi

Trilly era nuda e minuscola,
sulle spiagge
dell’isola che non c’è
solo il nostro io invecchia

Paralisi nel sonno:
vedo nello specchio
una donna di ferro
incompleta
contorcersi.
Poi mi accorgo
che non lo sto nemmeno guardando, lo specchio.

È tropicale l’amore

Un piccolo sensei
dentro di me
insegna l’uso della spada

Cominciò la rivolta,
la spiaggia di Favignana,
le fucilate.

Purtroppo tutti noi
facciamo parte
della generazione.

Da adesso crederò:
un salto in una piega
dello spazio-tempo.
La profondissima vibrazione e
il clitoride si drizza,
visto dal basso
sembra l’entrata suntuosa
del palazzo del Visir

Yoshimitsu
si allena in una foresta verde ,
a volte medita

Ecco, un’altra volta
scendo a piedi
da Trecastagni
a Lavinaio.
Ci ho guadagnato solo
ricordi agrodolci
e arance,
almeno per qualche tempo
ho avuto la possibilità di godere
dell’immagine
per come l’avevo
percepita ed associata
la prima volta

Di nuovo
perdo coscienza
dell’aspetto sociale.

Un uomo al buio
dentro Bute Park
fa avanti e indietro
incappucciato
tiene in mano
un taglia-erba

L’ago cade

Un eroismo
che non c’è più

Da un certo punto di vista
un sasso
può anche essere
una cascata
nella piscina della memoria

In una stanza azzurra
un uomo disse:
“Non sono un mostro”
per provare a se stesso
che non lo era

Scolorire.

Infatti proverò a masticare
più lentamente
il merluzzo o il salmone

L’armadio di Zia Nora
novantaquattrenne,
certo navigare infedele
in una giostra storta
ed è impossibile
svestirsi o svestirsi del tutto

Il cielo di un altro uomo
che non esiste.
Le pietre sussurrano
spesso parole
monotone,
tranquille, giuste.

Tacchino destinato
a non saper volare

Scheletri danzano
con i polsi rotti
e il torace aperto
su tombe di muschio,
e blueberry, e malattie tenere.

Noi siamo il post-moderno,
inutile negarlo
ed impossibile uscirne fuori

Kierkegaard aveva ragione,
ragione da vendere

Da solo nell’immensa isola,
laghi, baie grigie,
sensazioni morbide,
scappare, perdere pezzi,
ascoltare
l’intimissima
anima
di un fico selvatico.

E i navigatori greci
si ritrovarono
persi
in un paradiso di pistacchi,
e gerani, e ginestre,
e rocce appuntite,
e sole

Non puoi immaginare
il tempo come una linea

Vorrei divorare
una donna più grande
e dormire

Pian piano
un pesce d’oro
diventa cosciente

Estrarre dai cristalli
la purezza delle cose
per come appaiono,
non per come sono.

Filottete e il suo arco
e la sua gamba in cancrena

Tornare

C’è un luogo che sembra
un sommergibile
nella terra degli inuit

血の海, e così sia,
gli eserciti massacrati da rombi
e da valori gotici
ora formano un tappeto
di cadaveri.
È questo il simbolo migliore

Non ha più senso
non riuscire a descriversi.
È come un chiodo
arroventato
che preme.

Stanco e deluso
da una vagina di pietra secca,
sulle cosce di una dama
cipolle e pomodori,
e funghi porcini.

Da una stanza che non è la mia
due donne bionde
innalzano
un cubo nero, lucido,
bluastro.

Mi interrogo sull’intricatissima rete
di stimolo→ associazione dei campi sensoriali
e delle percezioni→ assimilazione dell’immagine
mentre guardo un mare
molto salato
dal bordo
di una caverna metafisica

Come comprendere un’aureola a specchio,
un sottofondo di morte
e gioventù,
un germe autoimmune?

Tavolate, borghesi ingordi,
una spirale prima delle ovaie,
catenine d’argento, traumi,
nei, colpi di frusta.

Figli

Escape the hole
if you dare

Esattamente
triplicata
la marea.

Un’isoletta
e il sapore del mango

Non riesco ancora
a relegare la tristezza
solamente agli occhi, mio re.

Non si può
tagliare il destino in due

Una visione
di paguri, e piccole piovre,
e granchi, e alghe.
Il mare è il punto d’arrivo.
Il mare è il punto d’arrivo.

Si spegne il ticchettio insopportabile
nella pancia del coccodrillo,
finalmente il tempo si è fermato.

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