sabato 16 agosto 2014

Un’odissea

Un’odissea

Componimento Quadrimane  


Un’ odissea
aveva urtato
le grandissime rocce verticali.
Davanti al latifondo
la mistura di piccoli sentimenti d’oro
ricopre invisibile tutto.
Siamo quei tentacoli
dai quali cerchiamo di liberarci,
evita il ruolo di dover per forza capire ed esistere
ma allo stesso tempo
le due dita e una balestra
dentro la testa del leone trans

Scalpitavi
 e il burrone.
Rientro nell’orfanotrofio
e molti non hanno paura di affondare
fino all’ultimo, così pesante fattura la pelle
e il mago non ci riesce
e il deserto dà i in inquadrature distorte
la foresta è tutta in fiamme.
Non ridete dello spasmo e nello spasmo
prendete fuoco anche voi

Videro l’ubriaca tana del corvo
e lui dentro bestemmiava
un demone e un ditalino di fretta
a cercare il diamante che prende vita
e non ti prenderò al volo
C’era la plastica (una volgarità)
e ne moriranno altri dopo Robin
agli spettatori non ci pensa più nessuno
Accadrà che l’ossigeno
scapperà
che la pelle seppellirà altra pelle
nell’after
e che non troverò il gioco giusto

Piccole pietre in fila
12
e di certo alla prossima non ci arriviamo.
Lo spettro immenso
ci partorirà in qualche istante
come un flash di luce
e non
lo scheletro del divo
è uno scheletro fluido
e in cerca di scuse per essere avido,
e tutti catapultati chissà dove
nell’esteriorità del tempo
figure di inutili persiane chiuse
e non ci gestisce meglio
l’armonia che lo sparo
Tattiche per deteriorarsi
e l’amaca regge il peso del sole negli anni
non il fiume si secca
e il pezzo di ferro arrugginito
si spezza in un secondo.
Il secolo scorre nei reward
e trita carni e midolli rossi
e le spose non si sposano più
non si sposeranno più

Pausa:
Le cose sì che mi asfissiano….
tutto è destinato a tremare
e ad addentrarsi sempre più dentro,
prendi dalla parte di dietro
i calici di confusione
e le pagode cinesi
e le vocali che ti spaventano dentro,
il fulmine rosso su un orlo
e il diavolo sbava per te
Ce l’ho fatta a raggiungere l’isola.
Addormentarsi
nel bozzolo
e non uscirne per molto tempo,
l’America è immensa
e non risparmia

Dalla luna in poi
i nomi non servono
e i contorni si squagliano velocemente
con guizzi elettrici
e poca spontaneità
Il pesce spada trafitto
solo allora capisce
ed ha un attimo per sedersi e riflettere .


No che non mi hai ascoltato.
La poesia come fuoco che balla e non capisci perché,
non ti amerò non ti amerò non ti amerò,
è così che deve andare.
Rivelerò che
non si deve aver tempo
da perdere negli obiettivi
o nell’immaginazione,
non si deve guadagnare,
non ci si ingiuria
e la rete mi parla d’amore, pazzesco.
Ad ogni catena un viso
ad ogni acoustic guitar
e sine mallet
il loro valore e valenza,
è ovvio che scompariremo fra non molto
ma non devi farci caso.
Il debole non è vincitore
è questo sembra essere giusto,
il clitoride si ribella al suo frutto
e si chiamano solo i nomi sbagliati
solo quelli sbagliati,                                             
non è vero che ti stavi per sparare.

Ho attraversato il confine tra il corallo
e la magia,
il confine tra la vitamina K e gli occhi.
Il soldato sa come diventare ignoto,
certo che lo sa,
il pulcino si contorce bruciato dal napalm
non può difendersi né ora né mai
né ora né mai,
guarderemo il coccodrillo essere perfetto
nuotare e predare e squarciare come perdita di sangue in un vicolo
e il ventricolo politico che si agita e collassa
tu ti devi svegliare ti devi svegliare
nessuno la pensa come
nessuna la realizza come

Il fenicottero adagiato su se stesso stampella osserva
la nascita dei cigni senza occhiali
e delle imperfezioni alla plain vanilla
e della sbadataggine madre di rettili viola e arancioni,
il tuo seno come punto d’inizio
ed io che ti lecco nella pineta,
sei la cosa più simile alla cosa più simile,
un avvampo di tende e scaloni e Apocalisse nucleare
che non si riesce a districare

(69)
ci sono arti che non sembrano veri.
tu non sei ora, ma eri. Sarai.
ricordo un soffitto di muffe vere, verdi,
viola come una cipolla.
se poggio le piante sul suolo negro negro
odo vibrazioni di fogne, occhi bianchi, membrane.
poi una mano. Mi dicevi che le ho belle.
io userei venose.

tra le spighe un demone.

mentre corro volano via.

mi piace come apri la bocca.
mi piace come apri la bocca.

mentre la terra invigorisce le sue narici
lupi con la schiena curva, irta d’odio e paura e odio
fuoriescono dai suoi crateri,
e cercano – come noi- la ricerca.

mi piace come apri la bocca.

è fantasmagorico. Strabiliante la capacità
di vedere
senza che vi sia.
quindi un coltello lanciato in un corridoio infinito viola,
una terminazione nervosa, tu nervosa e non te ne accorgi.

su un prato, nel prato, urla chiare.

se avessi voluto terminarti, l’avrei fatto.
patetica platea paranormale.

l’uomo minuto dice:
il
giorno
intero
dovrebbe
essere
un
tramonto.

infittire le grondaie e i nidi morti dentro,
come la tua caverna umidissima.

mi piace come apri la bocca, sembra più
una canzone.

sulla nuca ci sono parassiti
cui abbiamo lasciato conficcare la testa
dentro la testa.
un seme confusionario.

non ho niente da dire.

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