martedì 19 gennaio 2016

La balena con la testa infinita

La balena con la testa infinita
(o penultima poesia per Asuka)


Adesso, adesso sono rinato.
Ho di nuovo preso coscienza dei limiti
tentando di rimpicciolirli, uh oh.

C’è me stesso, c’è la mia luce, la mia luce.
È una cosa calda che proverò a spargere.
Questo tepore di volpe saggia
che protegge il cardias dalla stretta del non-io
questa torre di miliardi e miliardi di parole, immagini,
cuori, facce,
trovero qualcuno che sia disposto a sorreggerla insieme.

Tornerò a guardare la rosa nella teca di vetro
nel giardino del tempo all’incontrario
e rimuginare su vastità emotive
e non su oscuri contrabassi

e poi tu, che sei onirica e nessuno ha idea
del posto dal quale sei uscita.
Il tuo abito rosso sembra Gautier alla prima di Hernani,
ti chiedo come fare ad abbracciarti
mi dici “ricoprimi di cruciverba!”
ricoprimi di enigmi di parole che non hanno ancora una forma in atto
e sarò tua.

E odore verde
ed ecco che vi spiego
cosa stavo cercando di fare con le mani:
--Come se le dita si fossero difatti rimpicciolite
tentavo di manipolare la solita sfera di fuoco
rientrandone i limiti forse
annullandola per poco tempo

è stato tutto troppo rosso
ed offuscato.
Ho tanto bisogno di chiarezza
ora come ora.

Finirà male pur essendo cominciata bene,
è ciò che i vecchi critici definirebbero “tragedia”

Ed ecco il macchinario emotivo
trasuda oro lucido,
adesso che non siamo più dei vermi
adesso che non vi è più la gente bastarda come soleva essere
nella mente d’una vergine,
non rimane che un unico capro a cui dare la colpa
e forse è il tuo self.
Smettila di chiamarla colpa!
È solo il soffio d’una scimmia divina (mi sciolgo dentro)
che ha innestato su candidissima pelle marina
peli ed istinti non prescindibili
e puzza di marcio metallo
sul fondo d’occhi e cuore.
Tu sei invece talmente preziosa
che non vedo l’ora
di poterti partorire
per baciarti con la lingua,
lo spazio è mentale e da sogno,
vi è un asteroide frantumato.

Il volo comincerà come sperimentazione delle unghie
che masticheranno e lacereranno i legami di spine,
continuerà e continuerà
fino ad averti portato ad un punto di non ritorno
dalla tua natura,
miscelerai dunque
ciò che ricordavi essere diverso
da ciò che sai di amare.
Ogni anello della catena è un occhio.
Non ci riesco, fa troppa paura.
Ogni anello della catena
è un ibrido di mano
che porta le tue conosciute dita
ma i palmi di un altro angelo,
fatemi sapere la risposta!
La verità è che la mia tendenza interna
non è mai stata a senso unico
conoscendo la maniera
per shiftare parzialmente
tra uomo e donna
corpo e non corpo
spirito e merce da scambio,
ma le mie mani sono tante
e le mie bocche troppe,
ed il cibo
e il cibo emotivo
non bastano mai.
Tenti di riempire questo vuoto lunare
di lacrime inodori,
ma la struttura, a ben guardarla,
non ha niente che non va.
È solo appesantendola che la vedrai cadere-

E sì dunque,
reciderò con forti forbici
di tenacia e costanza
questi cordoni,
voglio vedere cosa succede se reindirizziamo il flusso
di nutrimento,
se cambiamo la fonte da cui l’essere e l’es
vengono danzando
fatti d’aria e d’acqua.

D’altronde tutto ciò che ad ora chiamo prole
è la terra, il fango, le foglie,
la cetra silvana che piange l’arcadia.
Chiuso in una grotta sensibile
gli occhi sono dentro la testa,
dietro alla falsa testa cerulea
che chiamate testa.
Non a caso,
il cervello è una vasta aula
dove potevo anche esercitarmi
ad essere il dio d’un mondo immaginato
ma non avrei mai avuto
un seno una bocca
le grandi e piccole labbra
che sono parti di me all’infuori di me
che risplendono come cavalieri infuocati

La battaglia a cui accennavo
si sarebbe dunque svolta
all’interno del petto,
la collocherei nel cardias,
dove più di quattrocento demoni
con corna di rugiada tersa
e spade fatte di occhi mai chiusi
vennero a radere al suolo
ciò che eleonora duse dentro di me
non aveva ancora ben capito,
scusate la sintassi.

Non sono fatto di vento o d’antimateria,
sono carne raccolta in contorni
estensione d’un qualsiasi albero o fiume o universo
che ha appreso troppo presto come piangere
sulla tomba delle cose
che la mente in continuazione rosicchia.
Voglio fecondare, sono stanco d’essere ricoperto
d’una fauna batterica che non digerisce il mondo
ma la mia pelle.

Quelle dee del pantheon
che volevo prima
alla fine della schiena condurmi in sodalizio,
come non mai voglio ora
leccarle nel clitoride
fino a renderle insavie.
È chiaro, questo piacere che provo
è un minerale caldo e azzurro
e se lo strofino in determinati punti
la venere folle in me guarisce

Coda:

Come la parte che resta
di un qualcosa di andato via
è un turbine
it can change
it can stay the same
ma non importa,
la ricerca della luce è più importante,
la balena con la testa infinita,
l’avvelenarsi d’ogni momento,
finalmente ho masticato il cranio della serpe
ma il corpo sbatte ancora
tra cuore, polmone destro e polmone sinistro.
Asuka sarà salva dal tempo
dalle meraviglie d’una noia
che forse si sarebbe trasformata in bulbo che sboccia
ma non è successo.
Ho attraversato tutto come una piovra
che tenta il salto in lungo
sperando che i trofei non diventino
arpioni inarrivabili

Finirà tutto al fondo di mente
riesumato every now and then
da sogni o da odori
o da semplici gesti che ridondano
nel lascito armonico della realtà.
Ma tu sei tu!
Tu sei tu!
Puoi tentare di sciogliere il legame che tiene il corpo unito a se stesso,
ma riuscirci per davvero non è ancora possibile,
trasmuterai tramonterai e sorgerai
ti sporgerai ancora dal balcone come Garnet
riunificando le due fette di pane.

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