martedì 7 luglio 2015

Parlando di T. S. Eliot

Parlando di T. S. Eliot (23 06) 

Condividevo la struttura interna,
il tempo interno,
mangiare con se stessi,
mangiare se stessi.
E non è l’orrore…
Una risposta facilissima,
fin quando il palcoscenico
non è crollato addosso.

E sai,  questa è una stanza
dentro la quale
avrò sempre tutto ciò
che mi serve,
i miei morti
che faccio
onestamente rivivere,
Gauguin.

Ed è il nulla
l’indicazione
per ritornare indietro,
dentro il buco e non fuori.

Nel frattempo, tenebra
incompresa dalla storia,
a chi parlare di Eliot
e di una sfida immensa?
Se è e dev’essere
un tutt’uno,
se è il destino
che ci incatena
all’amore,
voglio
esigo
la mia mente,
non la tua.

Ancora solo una metà.
Ragiono. Vedo. Non vedo.
La parola magica ha dischiuso
un tic negli occhi,
sono io che analizzo te
dopo aver ingoiato
un insieme, plastico,
di significante e significato.
Povero Prufrock e poveri
noi
che abbiamo rosicato
con denti conigli
quest’ultimo sorso
di lago metallico.
Non è una stella che suggerisce
la modalità
in cui stiamo ardendo, no.
È corrosione lenta e felice,
corrosione porta a maturare.

-Quindi,
in nome di questo tutto
che non voglio proprio buttare,
prenderò il pattern
che su di me
di orrori ha fatto piaceri
e su di te lo sperimenterò
fino al punto  in cui
me lo lascerai fare.
Un frutto, sincero, succoso,
maturo al punto giusto,
lo prendi lo mordi
te ne riempi la bocca
e sorridi,
quella è la verità.
Una pietra storta, dura,
ruvidissima,
ma è vera,
senza fronzoli
o retorica
senza menzogne.
La vedi ne senti il peso
in mano, non puoi averne paura.
Voglio infatti
destrutturare
un concetto di mondo
raffermo e borghese
e portarti al fiume
delle anime
omosessuali
condannate
libere  e libere realmente,
non ripercorriamo
ontogeneticamente
la seconda rivoluzione industriale….

E per l’ultima volta
Eliot che fuma
e indovina
veramente
quasi tutto.
Guardiamo ai ricordi
e nei ricordi, infatti,
il momento inafferrabile
è stato finalmente
afferrato,
con te stesso il sesso
in una mente,
il ragazzo stacca telline dallo scoglio.

Un altro dai capelli rossi
è uscito dal camino,
non fa parte di questa famiglia
ma non volergli bene
è un errore
che pagherete caro

Dicevo, per riprendere il discorso,
non ho stilemi…

è cavalcare il dragone
su e giù per l’onda
della psiche nella psiche,
non essere mai riuscito,
tra tutti i frammenti di specchio,
a dire : “ è quello! È quello! .
Da quello tutto sta venendo
e verrà”.

Una tana nella tana,
c’era della neve,
aver creduto quindi aver visto.
Noi abbiamo
seppellito
quelle quattro ossa fradice
con una vanga
che ricorda vagamente una madonnina,
cerco Nilalohita
ma naturalmente
non la trovo,
cerco il sanscrito
dentro di me
con tanta speranza
e non c’è.

Che la bombola si sia bucata?

Libero, come acqua.
Libero perché sottoposto
non ad un modello ,
non a due,
ma all’intera magia
dentro il tuo corpo.
Una possibilità
dalle braccia innumerabili
questo gioco non diverte
per non dire che è un coltello.

Ed è di nuovo un tentativo
del mare raccolto
in barchette di noci.
Questa meraviglia
ti schiaccerà
senza intaccare l’involucro.
L’immagine degli altri
negli altri
allora impazzisce,
insetti che non vedo
ma tocco,
questa meraviglia
ti massacrerà
ma ho sonno.

*
*
Dicevamo, in una lunghissima conversazione,
che un’infanzia risplende
placcata d’oro
risplende tra le curve

è sulla mensola più alta
quella memoria,
tuona la voce del padre
“figlio, non puoi tornare
da dove sei venuto”
e tuona la voce del marito
“Madre, non puoi mangiare
il tuo frutto”
Tutti però non abbiamo fatto altro
che ambire all’uno o all’altro
e gli artisti
sono madri.

Ora , Thomas
il tempo
come una circonferenza
col centro ovunque
identificata con dio,
e all’immobilità di lui
diede il nome di amore .
Una strada da analizzare
senza la retorica condizione
delle nostre ideologie.
All’indomani del vecchio secolo
ci avevano svegliati
e da lì non ci saremo più addormentati
mai più.

D’altronde,
molla piegata accartocciata
scatta improvvisamente,
le carezze ho smesso di attenderle
le eserciterò
da me
su me,
invece vidi per strada lui,
lo indicai e ad alta voce lo accusai:
“Quello è il morto, lo vedi?
Naturalmente sembra vivo,
il più vivo,
ma non nasconde altro
che vecchia polvere
sotto la pelle d’olio d’argan…
Sigilla ogni giorno
la bellezza verità
dietro orpelli e ornamenti,
trasformando
la vita
nella semplice estetica della menzogna”
I discepoli a cui mi rivolgevo però
erano eteree mani di vetro
in frantumi ed intatte
in un tempo solo.
“Non è lui il cadavere merdoso,
lui al contrario è la via
che intraprenderete per salvarvi,
for good.
Passa dall’impero della sofferenza
e sembra di certo
la falce d’irrazionalità
pregiata e inquietante,
ma solo fin quando
occhi di valori e tedio
finti e sbagliati
fissandolo  ne cambiano la forma .

Ed allora, selvaggi
in una terra solo apparentemente
morta
noi affermavamo con tutta sicurezza
di essere il vero cristo,
quella verità
così buona e trasparente.

E il senso dietro morire,
dietro il re pescatore e la sua terra desolata,
dietro una ricerca inconcludibile
del mostro, il mostro. Il mostro.
Impazziti in una scogliera
avete osato scrivere.

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