Salvo:
“Permesso?” chiede
salvo,
un onesto muratore
vestito di tutto punto
ultimo grido della
moda “Caterpillar”
per operai e mastri
muratori.
Dott. Torrisi:
“Si accomodi, ssigno’ Ssavvo”
E Salvo s’accomoda
dunque, in una poltroncina grigia,
con lo scheletro di
ferro nero e senza braccioli.
C’è un gatto su uno
sfondo viola
che potrebbe
benissimo essere stato dipinto
da Dante Gabriele
Rossetti.
“Alluora, Ssigno’ Ssavvo, mi dica”
Salvo:
“Dottore, ho un po’ perso il senno.
I sogni vanno alla grande, adesso.
I problemi di cui abbiamo ampliamente discusso
la seduta passata
sono scomparsi”.
Dott. Torrisi:
“Oooh, sugnu cuntentu. Minchia però,
ie pazzesco u sai?
Sii ll’unicu ca veni e iu ci pozzu fari
annicchia ri psicoterapia,
ll’unico sii!”
Salvo:
“Di questo la ringrazio infinitamente.
Sa che è un piacere condiviso.
Ad ogni modo, dottore, sto lentamente
perdendo la vista. Credo di star perdendo la vista.”
Dott. Torrisi:
“Tu? Tu ca ci viri megghiu r ina linci?
Salvo:
“Non parlo di quello… Parlo dell’immagine interiore delle
cose,
mi sfugge.
È come se degli esseri umani percepissi
solo l’anima e niente forma.
Nel momento in cui distolgo lo sguardo
o chiudo gli occhi,
ecco che scompaiono.
E dentro mi rimane solo un’apparenza, un fantasma,
un lenzuolo con una sagoma al di sotto.
So che sono loro, ma non hanno più una forma definita,
capisce?
Dott. Torrisi:
“Minchia! Cosi seri su!
Penso ca ci putissi macari mentiri
annicchia ri impegnu supecchio,
quando guardi alla realtà”
ed adesso il Dott.
Torrisi,
grigiastro e
bucherellato da un’acne giovanile
risalente a 48 anni
prima,
decise che si
sarebbe sforzato in tutti i modi
di parlare un
italiano regionale varietà sociolingiustica
del versante nord
orientale dell’Etna,
per dimostrare il
suo coinvolgimento emtivo/filosofico
all’intrepido Salvo
e a se stesso.
“U sacciu ca nunn’avi forma, la realtà.
Semu noi autrci che gliela, come dire,
impichiamo su.
Macari iu fazzu fatica a ricordarmi
per filo e per segno i lineamenti, perché
stanno nel momente presente. Ddocu.
No ‘ndo passatu, ie mancu ‘ndo futuru.
Ie macari ca su ammiscati ‘nda n’unicu tumpuluni,
non su i stissi.
E u presenti macari ca u cecchi ppi na vita,
mai t’arriniscerà ri viririlu!”
Salvo aveva
intuito, con le sue grandi doti d’ermeneutica,
il significato
nascosto nella voce rauca del Dott. Torrisi.
Tuttavia, sapeva di
dover portare adesso un fardello
ovvero sia
la percezione di
una realtà maggiore,
fatta di blu
spirito e di forma cangiante, inafferrabile con gli occhi.
Salvo:
“Sarà il suono a salvarmi, forse.
Forse nel suono, che forma non ha, ritroverò il complesso
sistema
che rende materiale e finita qualcosa che non lo è..”
Dott. Torrisi:
“Capisco. I cristiani non su musica però”
Salvo:
“Dipende dal punto di vista, dottore.
Comunque la ringrazio per il suo tempo
e per i suoi consigli, che sempre giungono
all’occorrenza.
Vorrei a tal proposito raccontarle un sogno….”
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