Sarumo kikara ochiru
Lode a Miyamoto Musashi
che con la sua spada
trafisse il Nue,
ma soprattutto lode a me stesso
Ripenso anche oggi
Il buio cominciò ad
imbastardirmi
il viso.
Tra stradine gallesi
un blu mai visto
e un punto disegnato
nell’immenso
Al centro
non c’è fuga
dalla vibrazione.
La mia anima si è sollevata
Il dominio del nulla
affascinante regno filosofico
dove ad ogni annihilation
corrisponde un concetto esistente,
il che potrebbe suonare come
un controsenso.
Ultimo disegno
nelle membrane selvagge d’anima
è il viaggio di un
ipotetico io mutilato
Vorrei aver visto il mio corpo
come una danza fluida
senza forma
In pratica il fosso
dove precipitammo
non ha calcolabile fine
e fondo, sì.
In un supermercato
la vivacità dei colori
ha attaccato
i miei occhi a sangue
Una malattia è diventata
perno
eccitante
e un trauma
delfino lucente argenteo
nel mare dell’io
Ferita trasversale sulle dita
dà alla luce
una piantina verde
con due o tre foglie
ancora deboli
probabilmente
la vita
generando
acqua cristallina
follie
e sessualità riflessa
sbalzata
Nell’ultima scena
moriamo
scheletri prima
e scheletri dopo
ma con un modesto tentativo
di ali
Ancora coltelli
Ancora coltelli
Una voce di colore
con gambe aperte
canta
seduta su un pianoforte
Anche le scimmie
cadono dagli alberi
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