Stanza riverbero dimensione cubo
Non mi hai mai detto,
assolutamente,
cosa avrebbe comportato
chiudersi dentro.
Ricordo i tuoi capelli corti
sognati
e una prigione
di tappeti persiani
verdi
e di malinconia
Il futuro guarda che il futuro
può ucciderti,
può anche averti già ucciso.
Eppure l’ho trasportato
dietro
nella maniera in cui uno schiavo re per un giorno
è scortato
in un carnevale medioevale
Come non ammetterlo, dunque,
fogna mia,
blasfemia mia,
tremenda paura energia mia,
è davvero troppo per me vederti arsa viva,
sbranata poi dai mastini interiori
Stanza riverbero dimensione cubo
Stanza riverbero dimensione cubo
Ritorneremo anacronisticamente
agli anni ’70,
e lo faremo tutti insieme
Adesso schiudermi come un tempo
non è più possibile.
L’ho capito mentre sbavavo
Pietrificare in due il mondo
dopo l’acqua averne bevuto
e la carne sua fresca
rosicchiato dalle ossa
Ma questa macchina sanguinaria
che macella e squarta
non sono io.
È presente in me
come un tumore immaginato,
ma non sono io.
È il dramma, quello stesso medesimo dramma
travestito però da drago demoniaco,
ogni giorno siete più suoi,
ogni giorno un po’ più melliflui e lucidi.
La serenità non è
per niente bella
da veder scritta
Lo squalo dilaniato
da un nulla di dubbio,
sua carne bianca
pura
sue pinne bianche
Un tango con gli dei,
una nuvola,
il paradosso degli alberi
che vibrano parlano,
tantissima enigmistica
solitudine
Creta eri e lì ti ho lasciata,
un approccio velenoso
ma ne sono contento
e i cani mangeranno
e i cani mangeranno.
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