Sarasvati, volume terzo
Ti mancherà la potenza
del sentirti diverso e superiore
ti mancherà tanto
Una sacerdotessa cavalca un bovino
porta tra le mani
uno scorpione in una boccia per pesci.
“E ognuno ha i suoi ritmi!”
si dissero due papponi
discutendo circa la durata dell’amplesso
delle loro protette.
Non otterrai niente, bestia.
Il linguaggio è l’ultima bella cosa
che è rimasta,
un’arcata lunga e larga
dove poter piangere in silenzio
o a squarciagola
mentre i congegni della mente
sfiatano vapore
ed i simboli sono due donne
che si baciano in un prato.
Hai un sapore buonissimo
avevi un sapore buonissimo
ricordi gli ippocastani
nel bosco di Fontana Murata
E tantissimi spiriti che ci camminano intorno,
neanche li vediamo.
Avrai senso, un giorno avrai senso,
convinciti che avrai senso.
Così attaccati al corpo da non riconoscere più i suoi
confini,
adesso ci sciogliamo come palazzo di ghiaccio immenso
mentre nella radura spoglia
si cerca d’evitare il lirismo
quand’è movimento viscerale dell’ombra
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