むらさきの最後の歌
Cosa succede alla tua naturale propensione
all’armonia?
Da bambino avevi sempre paura di ferire fisicamente
le altre persone e per questo evitavi ogni scontro.
Vorrei potervi stare accanto senza diventare di fuoco
accettando il fatto d’essere diversi, al livello
fenomenico.
Accettare…
Incredibilmente ogni uomo ha davanti
lo stesso cammino di Siddharta
se s’appresta ad un albero
accarezzandolo prima.
Ed infatti tutto assumerà le fattezze
della vita suprema che lo abita
e non sarà necessario né l’amore né l’odio
Stai attento a ciò che scrivi.
Noi siamo piante
siamo stati piante
eclissando però
il principio d’opposizione
fame-amore
espansione-contrazione
in un’immagine di castelli
tanto odorosi quanto splendenti
Poi seduto su un cervello di lava basaltica
domino Nicolosi, Trecastagni, Pedara
e tutto il versante nord-orientale del Gibel
con lo sguardo
Non è dimostrabile
il sacrificio del sé
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Aspetta, aspetta, aspetta.
Devi darti tempo.
La poesia è a metà
tra il poter veder
il poter capire
il poter dar forma
dunque
tentennando
in ciò che gli altri potrebbero comprendere e recepire
da tutto ciò
Sempre gli stessi verbi
Sempre le stesse parole
ormai è un bel po’ di tempo.
Qui dentro si è belli
e non ci si preoccupa,
scorrendo monotonie
la testa contro la stessa eterna parete.
Pascoli vinse tante volte di fila
quel concorso
di poesia latina
ad iscrizione anonima.
È un addio per Murasaki,
紫の終わり、
e per quella parte di me che volgarmente
umilmente contiene.
Si sono intrapresi percorsi di non poco conto.,
le mani resteranno bambine
le testuggine ingioiellate di Huysmans appese ad un muro
ed un cappello di dolce salvia.
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Si passa da un deserto ad un altro
sei necessariamente ciò che senti,
manifestato viola
per farti accorgere di quella parte di te
che non avevi visto.
Sommariamente uscito da una piuma di ombra tenera
adesso posso dire d’aver veduto seppur per una porzione
infinitesimale
l’essenza primordiale. È intuizione, è aver immaginato in
maniera trascendentale.
Lo stesso sforzo in un panorama alogico.
Adesso slacciàti,
la notte finisce in fretta
se la pensi come
l’altra faccia d’una monetina
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Scotennare
un cielo
due cieli
il sogno di Hermeto
scappando l’agonia sul vulcano
essere presenti
come volpi innevate.
L’incontro tra terra e aria produce sempre
uve coerenti d’immaginazione logico/matematica astratta.
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E divertendoci nel tornare adolescenti
e nel cercare di visualizzare meglio
la statua enorme di Costantino
andata distrutta in tempi remoti,
le brutture sataniche d’un medioevo perduto,
ogni fondo d’ogni bottiglia,
il cucchiaino con cui Charles Baudelaire filtrava
lo zucchero
nel suo assenzio.
Swans,
c’è qualcosa d’incandescente e ruvido
nella fede,
il sole è nettamente un’esperienza superiore.
Una colonna dorica
piccole felci
una pace immensa,
togliersi di dosso questi pesanti vestiti di merda
ed immergersi,
in silenzio solenne.
Chiudi i voraci serragli degl’occhi tuoi,
il Caos è una veste di seta,
acqua infinita,
永,
ed ogni ribelle avrà con sé
il segreto orribile e funesto
d’una rivolta interiore.
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E con la sua voce francese calda, ti finirò.
Tu che vedesti il vulcano eruttare con pallidi occhi di
vetro,
tu che assistesti alla trasformazione
mentre l’iguana allungava le zampe longilinee
esecrava scaglie d’oro o d’arcobaleno
e s’è evoluta alla fine.
Adesso
uova che si rompono sul corpo d’una dea
in un fiume blu seduta,
il cammino universale e particolare
pur malvagio e demonico e traumatizzato
qui c’ha condotto,
ed ogni giorno pregando lo stesso serpente piumato
per un po’ di pioggia.
Solo Angelica
osai portare sulla mia bicicletta
nel lungo rettilineo di Via Etnea
fino a Piazza Borgo
E di quelle cose che con la distanza
nel baule mnemonico hai rinchiuso,
fanne un tesoro nel vizio e nella sordità nascosto.
Una triste dipartita, むらさきさん.
Anche la pagina non ha retto
e da sola si è strappata a metà.
Mi mancherai tu stronzo, ruvido, impettito,
ingozzato di materiale animico e di lacrime tante,
e di miele.
Se ripenso anche solo a carletta
perduta a Viagrande
grezzo pilastro d’una vita vecchia,
piangere insieme come eterni bardi.
Cos’è successo qui?
Dalla tua lama viola hai riflesso
un giusto raggio di sole
su lacerazioni che non avevo visto,
una sulla gamba sinistra ad esempio.
E chi tra tutti saprà indicare
il rame ed il cristallo
in una statua che dolce ramo
s’estese su ognuno di noi
impercettibile sale su pelle sicula bionda,
la bellezza sa solo essere donna, in ogni cosa.
Rimando le braccia e la direzione del mio cuore stesso
con queste onde memorie arcane.
Amando tutte, in tre mesi,
innamorandosi e respingendo
ciò che è il senso di me stesso.
Avendo costruito il costume e la maschera
all’indomani della solitudine infantile
vi sono falsità immense in ciò che amiamo definire
“persona”, le nostre armi di cartone feriscono
corpi di cartone.
In verità tu eri l’essenza primordiale sopita
ora ricoperta da una glassa di mondo e società posticcia.
Ogni separazione fu eco,
e tu, vecchio ormai sifilidico
in una malfamata taverna d’大阪,
guardi tra le gambe delle giovinette asiatiche
ed accarezzi con fare ingordo il manico della katana
quando dentro sei solo un pezzo d’un incapibile mistero
eredità di mani che travasarono me stesso
e di questo sai bene.
Sporchi capelli, sorriso molesto, お酒、
tentennando tra ombre nere
le hai fatte impazzire tutte, le ombre;
sradicando radici volevi diventar radice
e cantare l’unica serena melodia di shadows
mentre le corde sono tese e morbide
e cento mani ti vogliono toccare, stringere.
Questo tutto che è caduto da cascate gelide, troppo
nordiche,
ammattite o furbe non importa,
in relazione all’opposto semantico di me
cesoie evitando
coltelli evitando
simbiosi
cercando una giusta simbiosi
che completi due opere d’arte complete
senza mischiarle casualmente.
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