Poesia per Marco e per Paolo
Mi mancano Marco e Paolo,
li vedo accovacciati
brillare nel vuoto terso di Trecastagni,
chè con due braccia m’hanno preso e tirato su.
Come biglie con all’interno un portale a pastello,
come il segno dello Scorpione.
Non ci capivo
proprio
niente.
Nel rotolare Tremonti è il santuario
di ricongiunzione a ricordi ed io
coadiuvati da un verde cespuglio di resine a mosaico
mentre le storie intricatissime tessute a maglia
sbavano e sventolano ai piedi dell’Etna,
e loro due eroi antieroi più o meno come tutti.
Ed è l’ultimo di un anno passato a spendere
le bellezze del nord
e ad individuare nel nord del mondo
anche le schifosità malsane sparse
come rerum
vulgarium,
mentre ciò che è mediterraneo
sa di sabbia sotto ai piedi
e di macco.
Paura tanta paura
che la coscienza di tutta questa situazione
mi ricadrà addosso
e una piccola parte di me
non saprà accettarla,
finito di pagare
il tributo di lacrime
per il demone?
Tu che ti agiti vicino a me
e cerchi di tatuarmi il cuore ( fa malissimo)
senza sapere che non è fatto di carne
ma di fatuo fuoco,
tu che con le chele mi sposti i capelli dalla fronte
vicino all’internetteria,
e tu che porti l’aria in un vaso
maledette sembrate sempre la parte bella di Plutone
“Ho rimandato troppo a lungo.
Mi duole annunciare che questa è la fine.”
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