venerdì 25 settembre 2015

Mr. Fault e Il Padiglione della Perdizione

Mr. Fault e Il Padiglione della Perdizione

Dove tutto diventa fosforescente,
il padiglione della perdizione.
Difficile eppure naturale
pensare alle furie egotistiche di Chateubriand,
alle mie….

Ancora, in un cimitero
si sono annidati questi relitti alternativi,
la droga spaventa e rafforza
dirada ed imbrunisce
la complessità delle avversità del mondo,
uno strumento creato dall’uomo
per evadere se stesso.
Danzando diventiamo
paglie infuocate
davanti a faccioni psichedelici
che urlano “Luce!” da tutti i tentacoli
disposti su arazzi brillanti.

Poi rividi te
più raffazzonata e prevedibile
delle maschere
del teatro di Goldoni
che reciti
questa pantomima di personalità
ancora sospesa
tra la furia del conformismo
e l’altruismo dell’alternatività

Cercare il coma
il cobra
il baba adatto
per cosa?

Eh sì, mi sono lasciato influenzare
praticamente
da tutto

e lei piange
ed io quasi mai
so dire le parole giuste
perché la paura
che anche io riproduca il modello
senza che nessuno mi fermi
è forte
potrei definirla metafisica
in qualche modo,
e non è vero
che non me ne frega niente
dei fratelli
o delle madri
Mr. Fault
colpì
il manichino
nel recinto
più e più volte
col suo arco d’ebano nero
e frecce da visi
riccioluti, siciliani, floridi,
che invocano alla natura sorsi
e dalla natura pretendono
gloria e successo da maverick
quali siamo stati cresciuti e siamo diventati.
Odiosi, riottosi, grassi, indecenti,
eppure fino all’ultimo
col coltello tra i denti
l’ammaraggio felice e convinto
d’avere intimamente ragione.
Quindi, ognuno un templio
con i propri sacerdoti di porpora
e il sangue che scorre nelle coppe
e la variegatura d’oro sulle colonne
e l’arcadico incontro
con se stessi da giovani.

Il padiglione era questo ed altro.
Teste annidate tra alberi e vigne,
marijuana, becchini,
stronze,
tiepidi rintocchi
prologhi
di morte e memoria.


Devastante

Devastante.

Non so cosa pensare.
Devastante.

Il male non esiste
accadrà in fretta questa leopardata
lentezza di umori
e figure che si incastrano
nei vuoti dei cimiteri,
cespugli di bacche
ricolmi di gioventù
eppure tutto potrebbe già essere stato risolto.
Mucchio di foglie
lanciate dallo stregone
nel fiume Kunjaku

e vedere la fronte immensa
del Professore Sichera
che come un vecchio saggio
scandisce
tranquillità e fiducia,
io non sono ancora nato
non sono ancora cresciuto

e lei non sa come creare
non sa come liberarsi
dalle cose che vede
e quelle che non vede

sto splendendo.
Maledette le industrie
è con noi che il ciclo si chiude



L’Airone

L’Airone

Capito, scendo, la lingua
va da sé sempre da sé,
lucido pazzo isterico
uomo donna polimorfo

io non c’entro niente
ma è della mia taglia quella maglietta.

Impossibile capire un urlo,
la goccia che dalle labbra
ti scivolava.

Il male non esiste.
Il bene esiste.
La coscienza è maculata ombra
inutilizzabile
in questo sanguinaccio di corpo

L’airone parlò, tuonò:
“Sognando stai lentamente
tornando a quel luogo tenero
dove tutti eravamo una cosa sola.
Non hai bisogno del denaro
per quanto ne hai bisogno
non hai realmente bisogno
del denaro.
Fingi di morire
e procedi dritto.”

La pace si allontana,
che tortura.
Tortura e non capisco niente,
sono appena nato

Madreperla

Madreperla

Non ho risolto proprio niente.
Non ho risolto proprio niente.

E anche Marco se ne va,
spossato dalla noia.

Che cosa stiamo diventando?
Lo chiedo senza disgusto, lo chiedo
per ottenerne una logica risposta.

Non ti sopporto proprio,
essere indegno che non ha paura
di comparire e scomparire
mai del tutto

Labirinto di libri e labbra
e Stephen Crane che è naufragato

Non è maschile né femminile
la risposta…
Nella scatola tutto piangeva:
bottiglie rotte, calci, pugni,
grazie a Thomas sto capendo tante cose.

Non sarà madreperla
ma è viva
e adesso dorme