Fallout
Vengono intorpiditi.
E io mi sono specchiato
in qualche rovo selvatico
e sembrava tutto una vecchia centrale elettrica
sotto i fall-out nucleari
per lo più verdi e marciti
è scheletro la nebbia
noi ci scervelliamo al crepuscolo
si vede male di nuovo
e tutto è
sul palcoscenico
del teatro comunale di Trecastagni
Ora si strappa
il destino,
io,
saturno già morto
la luna decadente
le schiave,
le sei ossa
sembrano scatti emotivi
verso
inverni finti e datteri e palme
Ora sul mare tre o quattro
ninfe
la noia se ne va
le indiane si sposano
su spiagge perfette
Noi non siamo caduti
ma è come se fosse,
sei la jungla
e la tranquillità
dell’esistenza.
Conta l’ambivalenza
e leccarsi
o l’albero non ci guarda più in faccia
L’alieno
è una piccola macchia
o un tipo debole
e ci seminano.
Una confezione
di squarci di lente
per due.
La varietà
di ogni secondo e si è,
ci trascini dietro
senza neanche
darci il tempo
di ricordarcelo
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