Notte viola al riparo dalla furia.
Parte uno: Le cupole viola e gli scheletri.
Cambi di tempo
a tratti centauri
e cani sbagliati
Un armadio scheletrico
e divento il suono
ma addirittura
i fulmini celesti
le meraviglie dello squallore
delle strade
e a volte dei miei vicoli interni
Maneggia con cura
la mia esistenza
e la mia anima
tu ti svesti e sembri
il cielo
e sembri
il tumore che conservo.
Parte due: Meccanicamente.
Tenaci diversità
le corna della sfiducia
il pianoforte nero
dell’esistenza.
Anni di paralisi convulsa
e ciliegi in fiore,
la tortura sorda
del sentirci a vicenda
Solo come cene squallide
mi ritrovo in miserie
al calduccio
ed entro nel congegno
ora ci si muove
a scatti e disagio
nel ventre di ferro
che ho io che abbiamo tutti
annaspa nel vago
umore che da qui intorno
ci spegne
e la stanza è troppo silenziosa
una vaga luce
blugrigia ci illumina
la solitudine paurosa
ci schiude i secoli dentro
ci fa galleggiare a sorte
nelle tempeste
Parte tre: Cenere
Intravedevo sempre
una città bianca
che schiaccia nuvole grigie
che schiacciano noi.
La cenere
del pavimento
qualche volta l’amore ti esclude
Allarmi viola
nella tenerezza delle anime
e non voglio
socchiudermi
Parte quattro: Io e il sole
Martirio leggero
nel bianco solare
così piacevole e immensa mattina
ogni tanto
rivedo
specchi riflessi di luce
anni passati al sole
e nel lago del cervello
mi ci ritrovo in un secondo
più annientato che mai
nel passarmi dietro
Meschina leggerezza dell’essere,
azzurra fognatura di freschezze
e luce
maledette serate
che ci evitano
e le sorti improbabili
delle piscine blu chiare.
Annuisco alla tranquillità
ora in ogni caso
non capisco
più niente
le sere mi daranno altre sere
e le cose si svuoteranno
davvero di senso.
Mille secondi almeno
nel riflettere
e nello sfondarsi.
Parte cinque: L’apocalisse si sporge su noi e ride.
Come davvero ti vedo non so
è distrazione e distruggersi
non più di tanto.
Magari saprai cancellare
il mio odio.
Massima tensione
elevate al cielo anni
di anormalità plastificata
e vi mangiate a vicenda
ad ogni festino.
Macchine allarmanti di plusvalore
e urla sistematiche (e dai! )
da escludere dal calendario.
Ma sposate ancora l’ansia
e gentaglia che non sa stare
mi descrive la visione dell’apocalisse.