Tuono a tempo.
Sottofondo di una
follia con Giovanni
Questa lampadina illumina il dentro e il fuori,
ma dentro di me c’è il fuori di testa, e fuori da me è
dentro un fornello.
Un palo della luce così sembra una croce gigante, se dietro
però
ci sono
gli adeguati
lampi.
Fragile come un cantico di creature mostruose,
una macchina rossa comincia a scomparire
e qualcosa ci porterà via,
e autunni malsani di rami smagriti alle caviglie dicono
che dobbiamo camminare ancora.
In futuro ci renderemo conto che l’unica rivoluzione
da dio all’uomo e contro dio è
far finta di morire mentre pensiamo che è vero,
non esistere più e nonostante ciò nascondersi ancora dietro
temporali blu,
come mattine in un villaggio con troppe mamme che non ti
riconoscono
perché ormai sei giovane e non ti disperi.
Allora guarderai in cielo, e le nuvole saranno regine di un
regno in rivolta
e cannocchiali puntati alle arterie,
saranno tanto bianche quanto la ruggine
di quell’ orfanotrofio tubatura incrostato di spine, di
bambini che non ti vogliono scomparso
in mezzo a serenità colossali che nemmeno gli occhiali dei
poeti
le possono mettere a fuoco.
Mangerai la neve perché come Rimbaud vuoi essere tutto,
fumerai e guarderai in basso pensando che le nuvole stiano
per terra
portando l’amore nelle mani del mondo come in un sogno da
Paolo e Francesca.
Sappiamo però che non si cammina se non in una direzione,
che lo ammetto può sembrare pittoresca
come vendere l’Inghilterra per un soldo tra alberi e barboni
ma dietro la maschera, giocano milioni di io venuti da
dimensioni astrali Parallele come me e te.
Parallele come una madre ed un figlio tutt’e due appena
nati, nessuno si riconosce nell’abbraccio dei nubifragi futuri ma non
futuribili.
Ci ritroviamo sommersi
nel meccanismo della leggerezza dei momenti pieni,
ma sempre un ticchettio come un tuono a tempo ci sbatte
davanti
la rivoluzione frustrata dei nostri odierni, così, come un
povero massacrato
lascito sull’ombelico dei maledetti fratelli Francesi.
È questo il sottofondo un po’ viola come una macelleria,.
vuoi tornare a casa?
Sai che il re cremisi scatenerà la sua danza di
arteriosclerosi imbellettata,
sai che tergicristalli e goccioline e settimane di tre
giorni riassumeranno il movimento di una negazione,
sai che l’unica cosa è che.
Mi chiedo da dove viene
la volontà e dove ci
si innamora veramente,
se in quel posto ritroverò i laghi del cuore, gli alberi di
scheletri
e i bordelli di prostitute/mostro piene di amore ma brutte.
Guidi ancora, e sai che andremo a sbattere contro il rullo
dell’ultimo pezzo arancione di luce,
e ci ridurremo come lamiere insanguinate che parlano per la
prima volta sulla scena del crimine della vita.
Nessun commento:
Posta un commento